Abbiamo molte più cose in comune con un albero che con un Transistor. (cit. Fulco Pratesi)

La terra emersa un tempo era in gran parte coperta di foreste. Lo erano l’Africa del nord, l’Asia minore, la Persia, l’Europa, comprese la Pianura Padana e la Sicilia. I disboscamenti sono in gran parte opera dell’uomo, e risalgono per lo più agli ultimi secoli, per non parlare della foresta Amazzonica e di quella del Borneo, massacrate nel giro di pochi anni. Questo per ricordarci che, dal punto di vista della biologia, è l’albero che sta al centro del sistema vitale del pianeta terra.

Per reagire ad uno stimolo, l’albero non impiega instanti, ma settimane mesi o anni. La nostra società fatica a riconoscere questa diversa temporalità. Eppure già gli antichi dicevano: nulla è nostro, e tutto è santo, proprietà degli dei. E’ l’uomo, con la propria mano, che contamina e distrugge.

Nella nostra vita quotidiana sono innumerevoli gli oggetti ricavati dagli alberi. Con la legna ci siamo scaldati per migliaia di anni, un olio fossile derivato anch’esso dalla macerazione del legno. Senza contare che gli alberi ci sfamano e curano con i loro innumerevoli frutti. Ci permettono di respirare riassorbendo CO2: una pianta di circa 30 cm di diametro può assorbire circa 30 kg di CO2 all’anno, migliorando la qualità dell’aria attraverso la depurazione chimica dell’atmosfera e il riassorbimento degli inquinanti quali ozono (O2), polveri sottili (PM10), biossidi di azoto (NO2), anidride solforosa (SO2) e altri. Si devono inoltre agli alberi la riduzione dell’inquinamento acustico, la depurazione delle acque, la mitigazione climatica, la tutela e l’aumento della biodiversità locale, la tutela del suolo. Inoltre, i vantaggi sociali ed economici non sono inferiori: la valenza estetica e paesaggistica, le opportunità di svago e di incontro, le attività sportive, il ruolo educativo per adulti e ragazzi, etc…

Se ci pensiamo, gli alberi ci hanno fornito la materia per andare a scoprire nuovi mondi, galleggiando su una foresta. Nell’epoca dei grandi velieri, le navi che condussero gli europei dal Vecchio al Nuovo continente erano costruite con il legno delle migliori querce. La specie preferita per realizzare alberi di navi era il cerro (Quercus Cerris). Anche il faggio è ottimo per la combustione: era molto utilizzato per la fusione dei metalli da Etruschi e Romani.

Albero è un mondo tra cielo e terra, popolato e vivo. Una suggestiva immagine di questo “albero come mondo a sè ce l’ha fornita qualche anno fa il film Avatar, mostrando un enorme quanto fantastico albero-città abitato come un immenso condominio su cui vivono altre piante e innumerevoli esseri. Questa immagine non è soltanto una metafora  di una città verde e organica, è anche un’immagine archetipica (in senso strettamente junghiano) di quello che rappresenta l’albero a livello proiettivo per l’uomo (l’albero è progenitore, rifugio e casa naturale).